Avevo detto che avrei parlato un po’ di me.
Mi chiamo Stefania Ciabatti, ho un compagno e due bellissimi bambini.
Avete letto bene… ho scritto c-o-m-p-a-g-n-o… no marito, ma come si dice a Firenze “il calzolaio va a giro con le scarpe bucate”.
La ditta Ciabatti Ricevimenti é stata fondata ufficialmente da mio padre, Vittorio, nel 1987, ma il percorso che lo ha portato a creare tutto questo è iniziato molto, ma molto prima. Percorso che gli ha permesso di maturare un bagaglio di conoscenze nel mondo della ristorazione che tutt’oggi non è facile da emulare.
Lo ammetto: da ragazzina ho provato a “fuggire” cercando di creare la mia strada nel mondo del lavoro ma niente, sono stata presa e catapultata in questa realtà, era la cosa più naturale, perché in verità ne ho sempre fatto parte, senza accorgermene.
Tra i miei ricordi da bambina ci sono io che scendo in garage dove mio padre nei primi anni 80 aveva allestito una piccola cucina. Ho ancora in mente i profumi, i rumori, la piccola radiolina bianca e nera sullo scaffale e negli occhi quelle pentole cosi grandi che avrei potuto nuotarci dentro.
Fin da piccola “respiravo” l’atmosfera degli eventi, in casa mia tutti gli uomini sono entrati a far parte in qualche modo di questa attività, oltre mio padre c’è stato mio zio, mio cugino e mio fratello che con me ora gestisce l’azienda. Le conversazioni durante le riunioni di famiglia convergevano sempre su ricevimenti appena fatti e sulle preoccupazioni di quelli futuri. Ero affascinata da questi racconti e la cosa bella non era sentire parlare solo di quanto gli ospiti fossero stati bene e dei complimenti ricevuti, ma era il “dietro le quinte” la parte più emozionante perché é li che si decide tutto e dove può succedere di tutto.
Ci sono aneddoti di quegl’anni che ancora vengono raccontati, prendendo spesso l’aspetto di “leggende” ma li ascolterei volentieri per altre 1000 e 1000 volte ancora perché ricordatevi che l’esperienza in questo settore è fatta sì dai successi, ma anche dagli “errori”, che si spera, naturalmente siano pochi e non condizionanti.
Anche mio padre qualche sbaglio l’ha fatto, non molti è vero, ma anche a lui é successo di “scivolare sulla classica buccia di banana”; era bello però sentire che da quell’errore era riuscito a trovare l’insegnamento, a capire che magari per tante persone é meglio un certo tipo di pietanza piuttosto che un’altra, che il buffet deve essere impostato in un certo modo per non creare code e via discorrendo. Questi suoi insegnamenti li ha messi a disposizione non solo di noi figli ma di tutto lo staff della Ciabatti Ricevimenti.
Cosi sono cresciuta sentendo parlare dei giusti abbinamenti tra le varie portate, di dove posizionare un buffet, del fatto che se gli sposi spariscono quando gli ospiti vanno a tavola il riso diventa uno schifo, di quanto è stato d’aiuto quel fotografo, di quante difficoltà ha creato invece l’altro fotografo (qui in futuro ne avrò di cose da raccontare!).
Perfino durante la scuola, quando ci portavano a visitare i musei, lo ammetto, la mia attenzione non era rivolta verso quadri e sculture, ma veniva catturata dai bellissimi saloni. Mi fermavo, li scrutavo e pensavo: “mah… chissà qui se venisse fatto un matrimonio quanti tavoli ci starebbero? Meglio tondi o rettangolari?…”, “mmhhh bello questo ambiente, sarebbe più adatto per il momento dell’aperitivo o del dopo cena?”.
Perciò secondo voi potevo fare altro? Assolutamente no.